Roma, 21/10/2015

“Tra gli interventi previsti in materia di pubblico impiego dalla manovra di stabilità 2016, si prospetterebbero anche delle riduzioni sulle retribuzioni di risultato dei dirigenti pubblici, attraverso il ricorso ad un taglio lineare sui fondi destinati per l’appunto alla dirigenza”.
 
Lo afferma in una nota il Segretario Generale della UILPA, Nicola Turco, aggiungendo: “Premesso che siamo comunque contrari a questa reiterata logica di tagli lineari e sforbiciate nei confronti del personale pubblico, non vorremmo che, per evitare di colpire la classe dirigente, qualcuno abbia pensato di compensare l’esclusione di tali riduzioni dalla manovra con prelievi forzosi sui fondi destinati al personale delle Aree”.
 
Prosegue Turco: “Non è assolutamente ipotizzabile che a tale personale, oppresso dal fermo retributivo che perdura ormai da quasi sette anni, possano essere sottratte ulteriori risorse, destinate al salario accessorio, con conseguenze devastanti sia in termini di pregiudizio economico sia rispetto agli aspetti direttamente correlati alla stessa prestazione lavorativa”.
 
“L’ipotesi prospettata, rispetto alla quale esistono fondate preoccupazioni,  non è peregrina” continua il Segretario generale della Uilpa.
 
“ Ma, attenzione a passi azzardati! Nel pubblico impiego servono risorse ed investimenti, allo stato attuale se la coperta viene tirata da una parte, inevitabilmente è destinata ad accorciarsi dall’altra. Le risorse per foraggiare interventi di qualsivoglia tipologia vanno trovate in altro modo, eliminando le sacche di privilegio e gli sprechi che, nonostante le varie riforme e manovre, continuano a persistere nella P.A., parliamo di consulenze, acquisti, appalti, ecc.”.
 
“Se qualcuno pensa di perseverare nella logica di penalizzazione dei dipendenti pubblici, ipotizzando di mettere ancora le mani nelle loro tasche, già depredate dalle scellerate politiche degli ultimi anni, ha sbagliato i suoi conti. Conclude Turco: “Noi ci opporremo con tutta la nostra forza a qualsiasi intervento sconsiderato che possa arrecare ulteriore danno alla condizione dei lavoratori del Pubblico Impiego”.